Oggi voglio condividere con voi la mia prima esperienza di ricovero in Giappone, in un ospedale di Kyoto. Prima, però, credo che sia importante spiegare le differenze tra il sistema sanitario italiano e quello di questo Paese.
Sistema sanitario giapponese
In Giappone, il sistema sanitario è a pagamento. In base alla dichiarazione dei redditi viene stabilito l’importo da pagare ed è diviso in 10 mensilità.
Vi è una differenza tra chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato e chi ha un lavoro a contratto. Nel primo caso tutta la famiglia viene inclusa mentre nel secondo, purtroppo, questo non è possibile ed il coniuge che ha il reddito maggiore deve aggiungere al suo importo anche quello degli eventuali figli. Un’ulteriore differenziazione per la base di partenza dell’importo è data anche dalle fasce di età.
Altro punto importante da chiarire è che la tessera sanitaria, comunque, non copre l’intera spesa ma solamente i due terzi del totale; il restante lo si deve pagare ogni qual volta la si deve utilizzare.
Risonanza magnetica al ginocchio e decisione dell’intervento chirurgico
Terminata questa doverosa premessa, ecco il resoconto della mia esperienza all’Ospedale Shimogamo.
Dopo che la risonanza magnetica, effettuata a maggio, aveva confermato la rottura del legamento del mio ginocchio destro, durante la visita medica si è deciso di optare per l’intervento chirurgico.
Stabilita la data del ricovero e dell’operazione (3 e 4 agosto), mi è stato detto che, in base all’esito dell’intervento e alla reazione del mio corpo, la degenza sarebbe durata orientativamente tra i 7 e i 14 giorni. Temendo la scarsa quantità dei pasti giapponesi ho chiesto la possibilità di avere porzioni abbondanti; fortunatamente era tra le opzioni presenti nel documento.
Successivamente, nel mese di luglio, ho svolto altre visite: colloquio con l’anestesista, elettrocardiogramma, prelievo del sangue e lastre alle ginocchia, al collo e al petto).
Soprattutto l’incontro con l’anestesista mi ha piacevolmente sorpreso. Mi ha accolto con un italico “ciao!” e si è presentato usando qualche parola di italiano. Io sono rimasto lì per lì senza parole, incredulo e al tempo stesso felice. Mi ha raccontato che aveva fatto un viaggio in Italia tanti anni fa e che adora il cibo, il vino e, soprattutto, l’espresso.
3 agosto: ricovero
Giunto il 3 agosto, accompagnato da mia moglie, sono arrivato verso le 9 di mattina in ospedale, lo Shimogamo. Dopo il tampone obbligatorio dall’esito negativo sono stato ricoverato. Sapendo che a causa del coronavirus non erano ammesse visite dei familiari, avevo preparato, in precedenza, una borsa con indumenti e accessori per almeno 7-10 giorni.
La stanza in cui alloggiavo aveva quattro posti letto, due per ogni lato con al centro il corridoio. Separati da tende, io avevo il posto accanto alla finestra. Questo mi ha fatto molto piacere perché preferisco i luoghi luminosi.
A pranzo ho ricevuto il mio primo pasto e, con grande sorpresa, oltre all’abbondante quantità (abbondante per un pasto medio giapponese si intende) ho trovato il tutto gustoso. A un certo punto è venuta anche la responsabile del reparto alimentazione a verificare se fosse di mio gradimento. Con un grande sorriso l’ho ringraziata per la sua premura e anche per la bontà del cibo scelto.
Immagino che non sia così frequente avere pazienti stranieri e, nei giorni di ricovero, ho auto modo di chiacchierare con tante persone dello staff medico. Il fatto che io parlassi la loro lingua li ha, sicuramente, messi a loro agio.
Alle 18:00 ho cenato. Potendo, comunque, mangiare fino alle dieci di sera prima del digiuno preoperatorio e dato che l’intervento, previsto per le 16:15, sarebbe terminato dopo l’orario stabilito per la cena, ho chiesto gentilmente a mia moglie di comprarmi del cibo di scorta per ogni eventualità. E così la sera stessa ho approfittato per rendere il pasto più abbondante. Per quanto riguarda i liquidi, invece, potevo bere fino alle 12 del giorno successivo.
4 agosto: giorno dell’operazione (pre intervento)
Il giorno dell’operazione, terminati i vari controlli medici, sono andato a fare la doccia e poi mi sono cambiato. Dopodiché l’infermiera mi ha messo la flebo. Superato il fastidio iniziale, mi sono abituato presto alla sua presenza.
Arrivata l’ora dell’operazione, sono stato chiamato e mi sono avviato al piano della sala operatoria, scambiando qualche parola con l’infermiera che mi accompagnava.
Giunto davanti alla porta della sala, porta che avevo già visto il giorno del colloquio con l’anestesista, questa si apre e lo staff medico presente mi accoglie e facendomi entrare.
Qui è accaduta la scena della cuffia. Quando me l’hanno data per mettermela in testa mi è venuto da ridere perché, come ben si può vedere dalle mie foto, di capelli non ne ho molti e sono anche rasati. Ho detto loro che era da tanto tempo che non ne usavo una e sono scoppiati a ridere con me.
Chiusa questa parentesi comica di basso livello, mi sono sdraiato sul tavolo operatorio e sono iniziati i preparativi per l’intervento. Ad un certo punto mi è stata poggiata sul viso la maschera per l’anestesia e “poco dopo” mi sono risvegliato nella mia stanza. È stato un bel sonno.
4 agosto: giorno dell’operazione (post intervento)
Al mio risveglio accanto a me c’era un’infermiera che mi ha salutato, spiegandomi che l’intervento era andato bene. Successivamente, è passato anche il dottore per sincerarsi della mia condizione ipotizzando, addirittura, una mi probabile dimissione già per sabato 7 agosto.
Dovevo riposare qualche ora prima di poter provare ad alzarmi. In quello spazio di tempo mi sono state applicate ai piedi delle fasce collegate ad una macchina che, a intermittenza, facevano pressione per stimolare il regolare flusso sanguigno. La pressione esercitata dalle fasce era abbastanza forte e in quelle ore ho avvertito del dolore lungo la gamba, comunque, tranquillamente sopportabile.
Fortunatamente ho potuto aspettare la fine di questo trattamento prima di dover andare in bagno. Con sorpresa e con gioia sono riuscito a raggiungerlo senza l’ausilio delle stampelle; lentamente e un po’ claudicante, portandomi con me l’asta della flebo, ho camminato con le mie gambe sia all’andata che al ritorno.
Una volta seduto sul mio letto, come precedentemente previsto, avevo un grande appetito. Visto l’orario, erano passate le 21:30, ho aperto il mini frigo e mi sono letteralmente divorato il pollo, il prosciutto, il formaggio ed il pane che mia moglie aveva comprato il giorno prima. Quanto l’ho ringraziata in quel momento!
Sazio e soddisfatto sia per l’esito positivo dell’operazione che per esser riuscito a spostarmi in modo autonomo, mi sono coricato a letto e ho semplicemente chiuso gli occhi, addormentandomi serenamente.
5 agosto
La mattina seguente mi sono svegliato e alle 8 ho potuto fare colazione. Poi mi sono alzato per fare un breve giro del piano in cui alloggiavo. Ho ripreso a studiare per l’esame del Kyoto kentei (esame sulla conoscenza della città di Kyoto, molto utile per l’attività di accompagnatore turistico) e così ho passato la giornata. La luminosa sala per i pazienti dava sul Kamogawa, sul ponte Takano e sull’incrocio tra le vie Kitaooji e Kawabata. Veramente una bella vista. Nel pomeriggio mi è stata tolta anche la flebo.
Sinceramente, stavo proprio bene: il cibo era buono e abbondante, lo staff medico era molto attento e gentile, alcuni pazienti erano anche simpatici e disponibili a qualche chiacchiera. Le medicine che prendevo dopo i pasti mi aiutavano sicuramente a lenire i probabili dolori post operazione.
6 agosto
Venerdì mi è stato confermato che sarei uscito la mattina successiva… oltre ogni più rosea aspettativa! Infatti, calcolando almeno una settimana circa, pensavo di tornare a casa intorno a lunedì. Invece, il ginocchio aveva reagito positivamente e, dato che riuscivo a muovermi senza il bisogno di alcun supporto e che fisicamente e mentalmente stavo bene, il dottore ha deciso per le mie dimissioni anticipate.
Nel pomeriggio ho fatto la mia prima seduta di riabilitazione e lì mi hanno spiegato gli esercizi che avrei dovuto svolgere una volta a casa. Tornato nella mia stanza, ho cenato e poi ho ripreso per qualche ora lo studio. Ero quasi giunto alla fine del mio ricovero.
7 agosto: dimesso dall’ospedale
Sabato mattina, finita la colazione e terminate le ultime visite di controllo, mi sono cambiato e ho preparato la mia borsa. Anche il paziente che dormiva di fronte a me usciva lo stesso giorno e così abbiamo colto l’occasione per parlare un po’.
Mentre aspettavo mia moglie sono andato a salutare e a ringraziare il personale presente; mi hanno seguito ed anche aiutato le volte che non capivo perfettamente qualche cosa con grande professionalità e accortezza. Ci tengo a sottolineare quanto sia stato a mio agio nei giorni di ricovero.
E così, passate da poco le dieci di mattina, ero fuori l’ospedale con mia moglie in direzione di casa. Come concludere… è stata senz’altro un’esperienza positiva, vissuta più come un viaggio che come un effettivo ricovero. Ho scelto, inoltre, di smettere di mangiare cibi fritti e di fare più attenzione ai valori nutritivi della mia alimentazione. Mi sono riposato e oggi mi sento più leggero e dinamico.
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